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giovedì 9 gennaio 2014

Nulla di nuovo sotto il sole del Web

Gli insulti e gli “auguri di morte” rivolti qualche giorno fa, sulla pagina di Repubblica, a Pierluigi Bersani non mi hanno sorpreso. Mi sono parsi quasi ordinari, in un certo senso regolari. Perché? Semplice. La gogna del web ha colpito ormai tutti, senza distinzioni di alcun tipo. Politici, artisti, medici, scrittori, ma anche normalissime persone, come nel caso di Caterina Simonsen. Quindi sarei un ipocrita se gridassi allo scandalo e urlassi il mio disappunto. Tanto più che da un po’ di anni a questa parte il web è riuscito a guadarsi una spazio enorme nelle vite di tutti noi, compresa la mia.

La rete, assieme ai fedelissimi social network, è riuscita nell'impresa di dare una voce a chiunque abbia voglia di esprimersi, senza censure, bavagli o stop di alcun tipo. Bastano un computer ed una connessione internet (e questi sono gli unici oggetti che hanno un costo reale, in un certo senso si può dire che la libertà di pensiero e di parola oggi ha davvero un prezzo). Ed è proprio la forte apertura verso tutti, senza alcuna distinzione, la vera arma della rete. Sembra aver davvero modificato i sentimenti e le intenzioni d’azione della comunità politica e non solo.  E dico sembra non a caso. La rete è infatti riuscita ad avere un peso ed un’influenza enormi in un brevissimo periodo di tempo, facendo così tremare non solo i governi e le istituzioni, ma anche i fondamenti di altri tipi di istituzioni tipiche della vita privata. Insomma la rete è riuscita ad insinuare il dubbio nella mente di tutti noi su di una serie, a dir poco, impressionate di argomenti.

A questo punto però sorge giustamente un dubbio, anzi più di uno.  
Che valore hanno tutte queste voci? Su che fonti si basano? Che messaggio intendono far passare? Sono tutte unite? Hanno un unico obbiettivo? Sono davvero così rivoluzionarie come sembra? E in generale che cosa vogliono?

Non sarà mica che, anziché dare fiato a coloro che non ne hanno, il web e tutto il resto, abbiano concesso a molti, troppi, di esprimere solo la propria rabbia, dolore e risentimento? Non è che, per caso, il web abbia permesso a tantissimi di vestire una maschera impenetrabile agli sguardi degli altri e proteggere così chiunque avesse voglia di lanciare un sasso e ritirare il braccio? E soprattutto perché la pluralità delle voci che corrono sulla rete e che si autodefiniscono “la vera alternativa” non fanno altro se non stuzzicare i sentimenti più bassi e volgari della società, lasciando a queste campo libero?        

Tutto questo però non è nuovo, neanche un po’.  Infatti durante gli anni di piombo si faceva più o meno le stesse cose. Venivano esaltate le gazzette clandestine e le radio (più o meno) libere e indipendenti. I leader (rivoluzionari) individuavano un nemico, un target, un obbiettivo chiaro e a suon di odio, rabbia e denigrazione cercavano di abbatterlo. Le piazze gremite e gli slogan facevano tutto il resto, mettendo in moto una macchina del fango che potrebbe sembrare un po' demodé oggi, ma che condivideva gli stessi fini e gli stessi metodi delle più cool ed efficienti marchingegni spargimelma contemporanei. Oggi il fango corre lungo le linee dell'Adsl, non si nutre più d'inchiostro, ma di files e documenti word, non si espande più grazie al passaparola, ma si cimenta in fantastiche acrobazie da tastiera. Insomma un ammodernamento, misto ad una sana lucidatura, sembrano aver trasformato la lotta politica. In realtà però nulla è realmente mutato, se non i nomi di chi porta avanti queste nuove battaglie. L’obbiettivo rimane lo stesso ovvero distruggere qualcuno o qualcosa, cambiare lo status quo in maniera violenta, veloce e bruciante, senza lasciare spazio ai commenti o ai dissensi. Perché l’importante è stabilire un confine tra noi e loro. Si faceva negli anni ‘80, si faceva nei ‘60 e si faceva anche prima. Insomma, per quanto propagandato, non c’è nulla di nuovo sotto il sole del web. 

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