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lunedì 2 dicembre 2013

Un'umile rivoluzione (mancata)

E' il 1 dicembre del 1955 ed una sarta afroamericana di Montgomery (Alabama), si rifiuta di cedere il posto sull'autobus ad un uomo bianco. Si chiama Rosa Parks e nonostante le insistenze dell'autista, non ha alcuna intenzione di alzarsi dal suo posto. Si rifiuta di rispettare il regolamento, che fa differenza tra bianchi e neri e che a quest'ultimi riserva solo gli ultimi "spazi" in fondo al pullman. Rosa si ribella e seppur inconsciamente, apre una breccia, che diventerà poi un'enorme crepa, nello spesso muro del Jim Crow System. Il suo gesto ricco di semplicità ed umiltà, è così forte da scatenare un putiferio e far scattare il boicottaggio dei pullman di Montgomery. 
Quell'atto di immobile ribellione che le farà ottenere il titolo di "the woman who din't stand up" darà il via ad un movimento di lotta per i diritti degli afroamericani che riuscirà a portare al Lincoln Memorial di Whasghinton più di 250.000 persone. Col tempo grazie al lavoro di diversi movimenti per la lotta dei diritti civili e dei loro leader come Martin Luther King, la storia cambiò. L'equità e la giustizia riuscirono a farsi largo tra le speculazioni e lo sfruttamento. Ed il mondo divenne per un giorno un posto, non perfetto, ma migliore.

E' il 1 dicembre del 2013 ed oggi si è svolto il terzo VDay, organizzato da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. Ci sarebbero molte cose che vorrei dire sull'intera macchina organizzativa messa in piedi da questi due. Oggi, però, intendo delimitare la mia analisi ad un semplice fatto: la rabbia. 
Seppur molti possano storcere il naso di fronte a tale paragone, ciò che ha messo in piedi Grillo è comparabile al boicottaggio di Montgomery, almeno nelle intenzioni. Infatti anch'egli intende rovesciare un sistema di valori ed interessi che tende a favorire le solite elites. Tuttavia l'enorme differenza sta nei metodi. Rosa Sparks e gli attivisti degli anni 60/70 dello scorso secolo, erano talmente immersi in tali questioni, da giocarsi letteralmente la libertà. Inoltre il loro obbiettivo era la lotta non violenta, alimentata non dall'odio o dalla rabbia, ma dall'educazione. Essi intendevano dimostrare di essere al pari degli altri e per essere accettati si comportavano persino meglio. Nel loro modo d'agire c'era sempre un occhio di riguardo circa il metodo ed il tipo di messaggio inviato. Grillo, invece, per quanto possa promuovere una rivoluzione dei cittadini e per cittadini, si limita ad essere la voce (non poi così fuori dal coro) che per prima e più forte degli altri urla "stato ladro", colpevolizzando sempre e solo qualcun'altro e ponendosi come unica e vera alternativa all'attuale sistema. Fa esattamente l'opposto di ciò che intendevano fare gli attivisti per i diritti civili con i loro free rides, durante i quali venivano sempre massacrati di botte, senza minimamente reagire. Egli vuole infatti mettere differenza tra una persona e l'altra, vuole dividere tra buoni e cattivi, vuole, insomma, salvare solo chi se lo merita, solo chi si uniforma al suo modo di pensare. Sembra quasi voler ricostruire lo stesso regolamento del pullman di montgomery. Gli "zombie, i corrotti, i bastardi etc...." se ne devono andare a fareinculo in fondo al pullman, i grillini invece, casti e puri, in un certo senso "bianchi" si possono sedere ai primi posti.

Con la scusa di voler muovere la pancia del partito si dimentica completamente della testa, solleticando idee e concetti appartenenti ad un mondo finito e, quello si, condannato. Seppur le sue intenzioni possano risultare, almeno in parte condivisibili, attraverso i suoi metodi si fa odiare da chi ama realmente questa democrazia e da chi non intende all'allinearsi al pensiero che dev'essere per forza di cose continuamente, e a tutti i costi, alternativo. Come se la perenne ricerca dell'innovazione fosse l'unico credo applicabile alla vita di tutti i giorni. 


Infine, mi duole ammettere che pur essendo nell'intimo io stesso un rivoluzionario, non riesco a cedere alla forte tentazione che suscita il partito di Grillo. Proprio perchè è troppo facile, troppo bello, eccessivamente semplice potersi definire dei rivoluzionari solo di domenica, solo durante le manifestazioni all'interno delle quali non si fa altro che ripetere le parole del capo. Inoltre non mi piacciono i tuttologi, quelli che devono contrastarti su ogni argomento che tenti di esporre, che devono sempre e comunque tagliarti le gambe sul nascere perchè in fondo "credi davvero che ti lascerebbero fare?". Non mi piacciono le rivoluzioni che se la prendono con tutto e tutti, che fanno di tutti i problemi complessi un unico argomento di discussione. Preferisco dedicarmi invece ad una causa precisa, ad una di quelle che ti fa staccare dal computer, che ti scendere in piazza ogni tanto, ma che ti impegna tutti i giorni. Mi piace metterci la faccia e non nascondermi dietro una mschera di plastica, inneggiando ad un eroe del quale, nella maggior parte dei casi non si sa nulla. Non amo esaltare gli eroi in generale, quelli veri siamo noi. Gli eroi sono i nostri vicini, i nostri amici, i nostri genitori, sono quelli che in silenzio e con calma, senza fare troppa cagnara, denunciano le ingiustizie e lavorano per portare più correttezza nel nostro mondo. Non è indossando una mschera e sopratutto non è vomitando la propria frustrazione nel giro di 4/5 ore che si cambia la società e questo paese.


Più di tutto però, io amo la rivoluzione che ha un colore, che riesce a darsi una definizione politica, che viene costruita su una base ideologica e che successivamente si sviluppa in azioni concrete. Ciò che fa Grillo invece non è altro che sfruttare la morte degli ideali, colmando gli interstizi ed i vuoti lasciati dalle parole che oggi risultano ormai vuote. Egli, con il suo parlare a diverse correnti e a diversi punti di vista è come se reinterpretasse continuamente la storia. E' come se a seconda del suo interlocutore riavvolgesse il nastro e ne tagliasse un pezzo, sempre diverso. Così facendo non propone nuovi contenuti, ma semplicemente nuove etichette, nuovi slogan. Ma di cori da stadio come "forza italia" o "siete morti" ne siamo fin troppo nauseati e non ne abbiamo più bisogno.

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