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mercoledì 11 dicembre 2013

La crisi non giustifica i mezzi


La crisi ed i problemi economici in generale, non possono giustificare le azioni eversive, squadriste e violente di questi giorni. La crisi non può giustificare le intimidazioni, il lancio di pietre, gli insulti e il controllo, senza alcuna autorità, dei punti strategici della città. Per quanto il momento sia difficile, complesso e, apparentemente, senza via d'uscita non si può permettere a bande di persone non identificate di girare indisturbati per le città chiedendo ed obbligando chi non protesta ad unirsi alla sommossa.

Lo sfruttamento della rabbia e della collera tenta molti frangenti politici. Sono due strumenti molto semplici da utilizzare. Infatti basta un insulto, un'azione di forza o un'azione eclatante. E' sufficiente indirizzare tali emozioni contro un preciso gruppo di persone, un preciso nemico comune, da fare fuori. Ma per quanto semplici, tali strumenti, sono davvero rischiosi. La rabbia, mista all'ignoranza e alla generale lamentela fa esplodere azioni, che solo fino ad ieri si pensavano superate. Il problema è che sfruttare la rabbia crea dei mostri. La rabbia attira gli sciocchi e gli sciocchi attirano gli scarti della società e gli scarti della società attirano i criminali, che poi fanno ciò che sanno fare meglio: compiere azioni illecite. Formare gruppi di "incazzati" eterogenei, riuniti senza un fondo politico e senza un'ideologia di base, ma carichi di richieste generali, crea dei mostri antidemocratici. Ma più di tutto la rivoluzione portata avanti da questi gruppi dura il tempo di uno sfogo, il tempo di un temporale estivo, che violento si abbatte sulla città, ma poi si dissipa così come si è formato.

Queste rivoluzioni sono figlie della morte degli ideali. Se Grillo si può permettere di dire "né destra né sinistra" e beccarsi così il 25% è maggiormente dovuto alla fine degli ideali politici, religiosi o anche solo familiari. Non esistono più quei vincoli forti, che caratterizzavano la vecchia generazione e che saldavano la società. Quella di oggi è invece una società fortemente eterogenea, molto complessa e difficilmente gestibile. Si sono estinti i grandi blocchi omogenei di elettori e non esistono più nette distinzioni fra un gruppo e l'altro. Quindi come collante ora non si può più usare un disegno politico o un partito, è necessario fare leva su altre cose. E' necessario porre risposte semplici a domande molto complesse. Così si svuota di ogni significato politico la propria protesta, la si riempe di facili soluzioni che vanno bene a tutti, tipo "tutti a casa" ed infine si accompagna a questo qualche slogan non politico, ma fortemente populista, qualcosa che si potrebbe sentire in un cantiere, dal panettiere o a cena dagli amici.

Senza scelte di natura politica non si va lontano. Una volta mandati "tutti casa" cosa si fa? E sopratutto con che metodo lo si fa? Boh. Infatti non è un caso che, se intervistati, i manifestanti di questi giorni, non sanno rispondere a queste domande. Alla domanda cosa volete? Questi rispondo con "non lo so, ma voglio che tutti se ne vadano". La risposta qualunquista e generale è figlia del movimento stesso. L'assenza di una base fortemente politica mista alla presenza di falsità e bugie, raccolte sull'unica (ed in parte ultima) fonte considerata attendibile(cioè internet), porta al silenzio e all'incapacità di andare oltre il solito sfotto. Ma dietro ad uno schermo ed attraverso una tastiera si possono nascondere sfruttatori e detrattori, che intendono raggiungere, esattamente come gli altri (quelli da mandare a casa) i propri obbiettivi e sviluppare i propri interessi.

Basta con la santificazione della rete. Su internet la gente crede di trovare la verità sul mondo, è convinta che tutto ciò che si legge lì sia vero. Non è così. Internet è un posto pericoloso se non ben monitorato. I social network poi, sono luoghi fantastici dove si possono condividere un sacco di informazioni e tentare piano piano di cambiare il mondo. Ma cosa succederebbe se accadesse il contrario, cioè se fossero i social network a sfruttare noi per cambiare il mondo, a loro piacimento? No, il fatto è che Facebook permette a tutti di esprimersi e su questo esercita un potere democratico senza precedenti. Il problema è che in ogni arena pubblica, c'è sempre chi è più furbo degli altri, chi riesce a sfruttare gli interstizi tra le maglie democratiche di qualunque cosa. Ed è in questi anfratti che si creano dei nuovi mostri, dei nuovi aizzatori, dei nuovi maestri della folla. Quindi da questo punto di vista Facebook ha dato voce a chi non avrebbe dovuto nemmeno essere accettato nel momento dell'iscrizione al social network. Facebook ha permesso a molti, che fino ad ieri erano stati zittiti dalla stessa folla che ora li idolatra, di parlare a vanvera. Facebook ha permesso ai nuovi venditori di fumo di convincere milioni di persone a scendere in piazza per tirare i sassi, per obbligare chi non sciopera a scioperare, ad intimidire i commercianti ed in generale a fare una rivoluzione violenta, i cui scopi sono sconosciuti ai più. 

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