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lunedì 25 novembre 2013

La lotta alla violenza sulle donne non è femminista


La condizione femminile e le lotte delle donne per i loro diritti mi hanno sempre incuriosito ed interessato. Non appena cominciai a sviluppare un minimo di coscienza critica e politica, mi definii subito un femminista. Mi schieravo sempre a favore del genere femminile e non risparmiavo critiche aspre e taglienti al mio genere, cioè quello maschile. La maggior parte delle volte non mi sono neanche chiesto il motivo di certi posizionamenti politici, che ai più sarebbero parsi radicali. E quando i dubbi finalmente mi assalivano mi rispondevo con un: "è per una buona causa, no anzi, un'ottima causa".
Nonostante ciò devo ammettere che giornate come quella di oggi non riescono proprio a convincermi. Addirittura mi chiedo se si siano davvero efficaci. Non è mia intenzione chiederne l'abolizione, ne tanto meno "spararci gratuitamente sopra", ma la cornice sociale e politica all'interno della quale sono inserite non risulta, a mio avviso, così determinante da cambiare realmente gli scenari. Anzi trovo che le giornate-memoriale svolte solo una volta all'anno, come quella odierna, siano accondiscendenti verso un determinato fenomeno, il quale più che ribrezzo suscita semplice scandalo e così scatena le peggiori fantasie giornalistico-lucrative, con buona pace delle femministe duropuriste. Una delle tante cose che mi piacerebbe non vedere è l'utilizzo smodato dei soliti slogan, brevi frasi intrise di ideologia, ma che in realtà nulla spiegano del contenuto e delle rivendicazioni della manifestazione. Inoltre vorrei che quest'ultima non venisse sfruttata per fini politici particolari, cioè a vantaggio di quei pochi che oggi si definiscono i paladini dei  "più poveri". In altre parole segmenti della società, che se non fosse per loro, non troverebbero alcun rifugio politico. Ed in particolare mi riferisco alla sinistra italiana, che per motivi più storici che di vera scelta, si continua a schierare dalla parte di coloro che "soffrono indistintamente", facendo leva sul sentimenti buonisti e sulle ben più reali possibili tessere e voti alle prossime elezioni.. Se invece si cercasse di andare oltre le solite parole e le solite condanne si scoprirebbero, secondo me, almeno due fattori completamente ignorati.
Il primo è la condizione maschile. Pur essendo sconosciuto alla maggior parte delle persone, in questi anni sta emergendo un tentativo di definizione dell'identità maschile. Cambia la condizione femminile, cambiano i ruoli degli individui e si arriva perfino a parlare di genitori 1 e 2, quindi, per forza di cose, gli uomini, che non sempre sono brutti, cattivi, sporchi ed insensibili, cambiano e cominciano a chiedersi: siamo davvero così? Costa stiamo diventando? Ed ora che ruolo dobbiamo ricoprire? Come ci possiamo definire?
Il secondo punto è che questa giornata non ha nulla di femminista. Innanzitutto l'attenzione viene spostata sugli uomini, vero fulcro attivo di tutti i contenuti dei diversi talk show, articoli, film etc... L'uomo viene condannato in via definitiva, senza appello, in un tribunale dove le donne ricoprono il ruolo di accusa, difesa, giudice e boia. tra la mia approvazione è il metodo che non funziona. Caricando di colpe il maschio (talvolta anche giustamente) lo si eleva su di un piedistallo, permettendogli di ribadire ancora una volta la sua superiorità. Chiedendo maggior durezza nelle pene e maggior ricerca e condanna del colpevole (tutto legittimo per carità) si arriva quasi ad ammettere l'inferiorità del genere femminile. Il messaggio che passa è fuorviante e denigratorio. Ribadisce la forza dell'uomo e sottolinea la debolezza della donna. Come? Si chiede continuamente alle forze dell'ordine, alla politica e alla giustizia un intervento più mirato e deciso, senza affiancare a tutto ciò una richiesta di cambio culturale e mentale degli stessi organi del potere che troppe volte sono condotti da uomini, lascivi, vecchi e incapaci. Per alcuni tutto ciò potrà sembrare crudele, ma io credo che facendo così non si fa altro se non chiedere di essere inserite in una specie di campana di vetro. Dove la maggior parte delle donne verrà nuovamente sfruttata da chi quella campana di vetro l'ha costruita. Si andrebbe a formarsi un luogo dove gli uomini proteggano le donne dagli uomini cattivi per poter continuare a godere delle donne miss, delle donne immagine, delle donne eccessivamente donne. Per di più ciò che difficilmente riesco a condividere è il femminismo dell'ultimo minuto, quello che accende più l'orgoglio che altro. Intendo quel sentimento di rabbia che percorre molte ragazze, ma che non riesce a tramutarsi in un movimento fisico di richieste. Rischiando così di non svilupparsi oltre alla semplice richiesta di essere lasciate in pace e non essere squadrate dalla testa ai piedi. Andrebbe piuttosto promossa l'emancipazione, la voglia di lottare, il desiderio di essere un cervello pensante e non solo un corpo fatto ad arte per accendere le pulsazioni sessuali degli uomini. Andrebbe promossa la voglia di cambiamento, la voglia di essere padrone del proprio destino, la voglia di essere libere in tutti i modi. Andrebbero respinti i soliti cliché, affondati i pregiudizi e le malelingue. Se davvero si riuscisse a tradurre la semplice rabbia e l'irritazione in un qualcosa di più grande, più forte e più deciso gli uomini stessi, quelli buoni, quelli capaci, in una parola quelli femministi lotterebbero, senza troppi problemi, al fianco delle donne femministe. E' importante proporre un piano d'azione, una lista di richieste ed in generale delle prove che sostengano la propria tesi. Ciò nonostante, a mio avviso, la manifestazione contro la violenza sulle donne non fa tutto ciò. Persegue fini nobilissimi e condivisibili, ma il mezzo utilizzato proprio non funziona, a cominciare dalla sua annualità. E' proprio il fatto che sia solo una ricorrenza che mostra tutta l'ipocrisia di questa giornata. Essa non divide, non fa differenze e non promuove un nuovo modo di pensare, non crea dibattito, ma permette troppi finti consensi, trasformando la violenza sulle donne in un una sorta di evergreen, sempre pronto a giustificare i discorsi del politico di turno. Ma di fatto svuota di significato l'intera manifestazione. Una manifestazione che ricorda il dolore una volta l'anno, come se potesse essere trattenuto per 12 mesi e poi fatto brillare come un ordigno in sole 24 ore. Una manifestazione che non condanna le religioni che segregano le donne e che ancora oggi le frustano o le lapidano solo per il fatto di essere se stesse e cioè libere. Oggi e solo oggi, tutti ci sentiamo più forti, più uniti, più sensibili verso un crimine che fa schifo. Ma da domani ricominceremo con le Veline, Miss italia, Miss mondo e tutti quei concorsi che non fanno altro che alimentare il mito della donna ubbidiente, sottomessa, povera e bisognosa. Domani torneremo a vestirci di blu e di rosa. Domani ricominceremo a dire che i maschietti sono agitati ed aggressivi, mentre le bambine dolci e calme. Domani ci dimenticheremo della violenza, ci dimenticheremo che siamo dei mostri, ci chiuderemo nelle nostre case e faremo finta che nulla è successo, fino all'anno prossimo.

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